La mostra intende rendere ragione di questo straordinario percorso, affrontando in un’unica sequenza la genesi e gli sviluppi di un variegato quanto unitario lavoro di ricerca in ambito fotografico.
L’indagine, testimoniata anche dal catalogo, è stata condotta sull’intero Archivio di Paolo Monti (circa 240.000 fotografie, documenti, libri), catalogato grazie al contributo della Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC), proprietaria dell’Archivio, oggi consultabile in rete (www.beic.it; http://www.comune.milano.it/fotografieincomune). L’Archivio Monti, dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica della Lombardia sin dal 2004, è conservato in deposito, grazie a un formale accordo tra BEIC e Comune di Milano, presso il Civico Archivio Fotografico al Castello Sforzesco, istituto nato agli inizi del ‘900, che dispone di un patrimonio di circa 900.000 fotografie di cui garantisce la consultazione pubblica (https://archiviofotografico.milanocastello.it/). L’indagine scientifica ha consentito di apportare nuovi elementi di conoscenza sull’attività di Paolo Monti e sul suo straordinario ruolo culturale.
La mostra presenta circa centottanta fotografie originali, datate dal 1935 al 1982, insieme a materiali come riviste, libri, documenti, anche inediti. Il catalogo della mostra, bilingue, presenta un’ampia selezione delle fotografie montiane, incluse tutte le fotografie esposte.
Paolo Monti (1908 – 1982) è tra i più importanti fotografi italiani del ‘900. Dirigente d’industria, si appassiona alla fotografia al punto da sceglierla come professione, affiancandola a un’intensa attività critica e di curatela. Dopo essersi avvicinato alla pratica fotografica sin dagli anni Venti, furono gli anni trascorsi a Venezia, dove si era trasferito per lavoro nel dopoguerra, a segnare una svolta, sia per il contatto con la realtà lagunare, sia per l’incontro con quel gruppo di fotografi coi quali nel 1948 avrebbe fondato il Circolo fotografico “La Gondola”, artefice nell’Italia del dopoguerra di un profondo rinnovamento del linguaggio fotografico, sempre più attento al contesto internazionale rappresentato in primo luogo dalla tedesca Subjektive Fotografie di Otto Steinert ma anche dai grandi autori della fotografia americana, come Edward Weston e Aaron Siskind, o francese, come Daniel Masclet e Brassaï. Dal 1953 è a Milano, città in straordinaria crescita economica e culturale dove consolida l’attitudine critica e sperimentale diventando uno degli autori più affermati anche a livello internazionale. Lavora per le Triennali, per i maggiori studi di architettura (BBPR, Gio Ponti, Albini, Scarpa), per i Musei del Castello Sforzesco, per la Storia della Letteratura Italiana Garzanti, curata da Cecchi e Sapegno, in un continuo racconto del paesaggio e delle architetture che gli consentirà alla fine degli anni Sessanta di affrontare in modo magistrale l’imponente campagna di rilevamento del centro storico di Bologna e di altre città, come dei beni storico artistici dell’Appennino emiliano e romagnolo. In modo certo singolare rispetto alla realtà italiana Monti affiancò sempre alla sua intensa attività professionale una significativa produzione sperimentale e artistica, che lo portò a misurarsi con fotogrammi, chimigrammi e varie sperimentazioni con materiali a colori, in un dialogo intenso e colto con la produzione artistica contemporanea, a lui ben nota anche per i contatti con artisti come Baj, Crippa, Dova, Fontana, Capogrossi, Pomodoro, di cui curò la documentazione delle opere e dei quali ci ha lasciato una serie di intensi ritratti.
date e orari
4 maggio-28 luglio 2018
da mercoledì a domenica ore 11-19
inaugurazione
giovedì 3 maggio ore 18